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Luigi Galvani     (continua)

Leggiamo la descrizione che lo stesso Galvani dà di uno dei suoi esperimenti:

"L'esperimento riuscì, proprio secondo la nostra aspettativa, precisamente come per l'elettricità artificiale: ogni volta che balenavano i fulmini, nel medesimo istante tutti i muscoli subivano violente e numerose contrazioni, così che, come i baleni dei fulmini sogliono precedere il tuono, e quasi preavvertirlo, così i movimenti e le contrazioni muscolari di quegli animali; anzi il manifestarsi dei fenomeni fu così imponente che le contrazioni avvenivano anche senza applicare il conduttore ai muscoli e senza isolare i conduttori dei nervi; per di più, fuor d'ogni speranza e d'ogni aspettativa, si osservarono i medesimi fatti, collocando il conduttore anche in luoghi più bassi, soprattutto se i fulmini erano potenti e provenivano da nubi vicine al luogo degli esperimenti, oppure se qualcuno reggeva colle mani il fil di ferro (F) nel momento in cui i fulmini scoccavano."

Fig. 4: Illustrazione dell'esperimento col quale Galvani mostrò che il nervo della rana era eccitato da una scarica elettrica atmosferica captata dal suo ricevitore aereo. In questo caso è il filo - isolato - sospeso in A che funge da antenna. Ad esso è collegata la rana contenuta nel recipiente D. Alle estremità di essa è collegato un altro conduttore che finisce nell'acqua di un pozzo.
(
Credit: Dall'opera "De viribus electricitatis in motu musculari commentarius")

In questo caso il dispositivo sperimentale corrisponde in modo anche più puntuale ad un apparato ricevente di radiotelegrafia, mentre alla parte trasmittente provvede la natura. Molto più evidente è poi il carattere di trasmissione a distanza. L'antenna galvaniana discende dai cavi metallici usati da Benjamin Franklin per "catturare l'elettricità atmosferica" e dal parafulmine.

Galvani scoprì poi che le contrazioni muscolari avvenivano anche quando, posta la rana su una piastra di ferro, si spingeva un uncino di ottone contro di essa. Le contrazioni sembravano più o meno forti a seconda del metallo usato. In una serie di esperimenti, in cui si manifestavano gli stessi effetti, Galvani usò archi metallici, un'estremità dei quali era posta a contatto con l'uncino di ottone a sua volta a contatto con il midollo spinale, l'altra con i muscoli di una zampa. Come interpretarne l'esito?

Galvani ipotizzò l'esistenza di "un'elettricità intrinseca all'animale", che, messa in circolo dall'arco bimetallico esterno, produce la contrazione dei muscoli. Per Galvani, il muscolo della rana, oltre ad essere un rivelatore sensibilissimo era dunque un "serbatoio" di elettricità.

Tutti questi risultati furono esposti da Galvani nell'opera De viribus electricitatis in motu musculari commentarius, del 1791. Si tratta di un'opera molto bella, di grande valore scientifico e insieme di facile lettura.

(Luigi Galvani - pagina 3 di 4)
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