di cosa si tratta indice transito di Venerealla ricerca del valore piu' preciso della distanza terra-sole

Perchè il transito di Venere riscuote tanto interesse?

Come abbiamo visto, si tratta di un evento piuttosto raro, evento che in passato ha svolto un ruolo fondamentale nella misura delle distanze planetarie, in quanto forniva l'opportunità di conoscere, con buona precisione, il valore della distanza tra la Terra ed il Sole, che gli astronomi chiamano Unità Astronomica (UA). Una volta che si sia riusciti a misurare la distanza anche di uno solo dei pianeti dal Sole, è possibile risalire alle distanze degli altri pianeti, mediante la terza legge di KepleroDizionario, che stabilisce una relazione tra la distanza e il periodo di rivoluzione, cioè il tempo impiegato dal pianeta a percorrere la sua orbita.

 
  Fig. 1: Transito di Mercurio del 7 novembre 1631: si vede il disco del pianeta in quattro posizioni successive.
(Credit: P. Gassendi, "Mercurius in Sole visus et Venus invisa)

Nel 1716, al fine di eseguire la misura anzidetta, E. Halley (1656-1742) sviluppò un metodo geometrico, da un'idea di J. Gregory (1638-1675), secondo il quale era necessario annotare i tempi ai quali avveniva il transito osservandolo da due punti diversi della superficie terrestre aventi coordinate geografiche note (per chi fosse interessato ad approfondire questo metodo, o per quegli insegnanti che volessero proporlo a scuola come utile esercizio, vedi il Calcolo della distanza Terra-Sole dal transito di Venere)

Lo stesso principio può essere applicato in occasione dei transiti di Mercurio. In questo caso, però, lo spostamento da misurare, dovuto al diverso angolo di vista dei due osservatori, è minore a causa della maggiore distanza del pianeta dalla Terra e, quindi, maggiore il peso delle imprecisioni sul risultato finale delle osservazioni.

Una valida alternativa al transito di Venere arrivò solo tra il 1898 e il 1901, grazie alla scoperta del pianetino Eros: caratterizzato da un'orbita molto eccentrica, quindi, in certi momenti assai vicino alla Terra, offre il vantaggio di possedere un grande angolo di parallasse.

Le misure più recenti dell'Unità Astronomica, compiute mediante l'utilizzo di segnali radar e di satelliti artificiali, hanno portato al valore di 149.597.870 km, dato accettato dall'International Astronomical Union (IAU 1976); ma il risultato a cui era giunto Newcomb nell'Ottocento - pari a 149.668.465 km - partendo dalle misure compiute in occasione dei transiti settecenteschi, non era molto diverso.