la malattia Alzheimer indice malattie cervello La malattia SLA

Il morbo di Parkinson

 
Fig. 1: Dalla Sostanza Nera le fibre arrivano allo Striato (Putamen + Caudato). Nella Malattia di Parkinson la via Nigro-Striatalesi impoverisce e ne consegue uno squilibrio anche delle altre vie.

Il morbo di Parkinson fa parte di una serie di patologie neurodegenerative che colpiscono prevalentemente le abilità motorie di un individuo e che sono pertanto note come “disordini del movimento” In realtà questa malattia è di per se molto complessa e interessa molti più aspetti del funzionamento del SNC.

Chi viene colpito?
Questa patologia colpisce generalmente, nella sua forma idiopatica, soggetti oltre i cinquant'anni, con una leggera prevalenza per il sesso maschile; anche in questo caso il rischio aumenta con l’età. Più rari sono i casi di Parkinson a esordio più precoce, in genere associato a familiarità, dovuto al fatto che alcuni individui possiedono già alla nascita delle mutazioni causative in determinati geni, che scatenano già in età giovanile il processo patologico. Attualmente in Italia ci sono più di 200.000 malati di Parkinson, con circa 8-12.000 nuovi casi ogni anno.


Fig. 2: Livelli di dopamina in neuroni normali e neuroni affetti da Parkinson.
 

Cosa succede durante la malattia?
La malattia di Parkinson è caratterizzata dalla degenerazione cronica e progressiva delle strutture  nervose che costituiscono il cosiddetto sistema extrapiramidale. Le regioni maggiormente interessate si trovano in un’area del SNC detta substantia nigraDizionario, situata a livello del mesencefaloDizionario, in cui viene prodotta la dopamina. Questo neurotrasmettitore è in grado di facilitare i movimenti volontari del corpo agendo su apposite cellule recettrici presenti nel nucleo striato. Nella patologia, pertanto, risultano persi i gruppi cellulari responsabili della secrezione di dopamina, che consegue nelle difficoltà di movimento, tipiche dei malati.

 
Fig. 3: Postura tipica di un malato di Parkinson descritta da Sir William Richard Gower nel 1886.

Quali sono i segni e i sintomi?
I quattro sintomi principali del Parkinson sono: tremore degli arti e della faccia; rigidità posturale; bradicinesia (lentezza nei movimenti); instabilità posturale. Man mano che questi sintomi diventano più pronunciati, i pazienti possono avere difficoltà nel camminare, parlare o effettuare anche i più semplici gesti. In genere i segni iniziali della malattia possono comparire molto gradualmente o, in altri casi, evolvere presto in sintomi più gravi. Anche nel Parkinson, a causa della perdita delle connessioni nervose tra diverse aree del cervello compariranno, col progredire della malattia, altri segni come la depressione, cambiamenti emozionali, difficoltà nella masticazione o nel parlare, problemi urinari e di costipazione e alterazione del sonno.

Quali sono le caratteristiche patologiche?
La principale caratteristica patologica del Parkinson è la morte cellulare nella porzione ventrale della substantia nigra, detta pars compacta. I meccanismi tramite cui le cellule muoiono sono molteplici e non tutti identificati.
Nella maggior parte dei casi si è visto come ci sia un accumulo anormale di un complesso proteico tra l’alfa sinucleina e l’ubiquitina, nelle cellule danneggiate. Questo accumulo proteico dà origine a delle inclusioni chiamate “Corpi di LewyDizionario”. In questo caso l’ubiquitina si lega all’alfa-sinucleina, ma non riesce a provocarne l’eliminazione; col passare del tempo, pertanto, queste proteine si accumulano nel citoplasma, arrivando a comprendere altre strutture e proteine cellulari. Questa alterazione del funzionamento può essere dovuta a mutazioni del gene che codifica per l’alfa-sinucleina, oppure essere conseguenza di altri meccanismi cellulari, come il malfunzionamento dei mitocondri, o dei sistemi di degradazione delle proteine.


Fig. 4: Comparizone anatomica e al microscopio substantia nigra dericata da un cervello normale (in alto)
con uno affetto (in basso). Sulla destra si noti un particolare al microscopio di un Corpo di Lewy.

Ma questo rappresenta solo uno dei meccanismi patogenetici; in realtà in molti casi il Parkinson si manifesta anche senza la formazione dei Corpi di Lewy. Con la scoperta di geni che risultano mutati in pazienti affetti da questa malattia, è possibile che altri sistemi cellulari possano contribuire alla morte cellulare.

Come si può diagnosticare il Parkinson?


Fig. 4: Tipico profilo di confronto, tramite analisi PET, tra cervello normale e affetto. Si nota come nel Parkinson ci sia un ridotto funzionamento (evidenziato dal colore rosso) nei neuroni dei gangli.
 
A causa della mancanza di un profilo di degenerazione comune a tutti i malati e della somiglianza dei sintomi con altre malattie degenerative simili, come i Parkinsonismi, una diagnosi certa e definitiva per il Parkinson può essere fatta soltanto al momento dell’autopsia. Molto importante è l’esame neurologico per la valutazione dei sintomi principali, in base a scale di valutazione standardizzate. Esami di imaging come la risonanza magnetica o la tomografia computerizzata, invece, sono utili per lo più per escludere altre patologie. Sembra avere una certa affidabilità la PETDizionario scan per la valutazione della funzione dei neuroni dopaminergici dei gangli basali

Come vine trattato il paziente?

 
Fig.5: Meccanismo di azione della L-Dopa
Per il Parkinson non esiste, ad oggi, alcuna cura; è possibile, però, tramite trattamenti medici, ritardare la comparsa di alcuni sintomi o rallentare la progressione della malattia. Uno dei farmaci maggiormente prescritti ai pazienti è la L-DopaDizionario. Il problema principale dei farmaci è legato alla loro difficoltà nel superare la barriera emato-encefalicaDizionario, quindi soltanto una piccola parte della quantità assunta riesce ad arrivare in sede, mentre la restante parte rimane in circolo provocando seri effetti collaterali. La ricerca farmacologica sta cercando di mettere a punto farmaci ricombinanti o combinazioni di molecole, che possano aumentare l’efficienza di trattamento, riducendo il più possibile gli effetti collaterali.